IL PIL USA CAMBIA TUTTO?
Esce il Pil Usa al 3% e la percezione di quanto successo nelle ultime settimane cambia drasticamente. Mercati che hanno iniziato un forte recupero da qualche settimana, molti dubbi sul peggioramento dei dati occupazionali e alla fine il Pil Usa, dato inizialmente al 2,8% dal 1,4%, esce al 3% rafforzando la tesi secondo cui questi numeri occupazionali rappresentino solamente un peggioramento momentaneo, ma é davvero cosí. Osservando il Pil come un indicatore di quanto succede sui mercati, possiamo tranquillamente affermare che il suo andamento é relativamente slegato ai mercati e che di fatto é la risultante di lungo periodo di quanto succede sui tassi e sull'andamento del tasso di disoccupazione. Anche negli anni 2000-2003 e negli anni 2007-2009, anni in cui i mercati hanno subito dei forti cali di lungo di periodo, il Pil é risultato essere piú che positivo nella maggior parte dei casi e girato in negativo solamente quando la fase di ribassista era sul finire. L'esempio plateale lo abbiamo avuto con proprio in questi periodi, come ad esempio tra il Q2 del 2000 e il Q4 del 2003, periodo in cui il Nasdaq ha registrato un calo complessivo di circa il -80%, il Pil ha registrato solamente 2 cali sotto lo 0% su 15 rilevazioni (-1,3% in Q1 2001 e -1,6% in Q3 2001). Nel 2007-2009 gli unici cali li abbiamo visti solamente in Q1 2008 con un -1,7% e a partire da Q3 2008 quando si manifestó il fallimento di Lehamn Brothers, momento in cui il sistema finanziario globale venne messo a dura prova da un credit crunch storico. In sostanza, il PIl non é un indicatore dello stato di salute dei mercati e dell'economia, se non con estremo ritardo.
OCCHIO ALLA SAHM RULE E ALLA DISOCCUPAZIONE USA
Se é vero che Claudia Sahm ha dichiarato "non siamo in recessione ora, ma stiamo andando verso quella direzione", il funzionamento del suo indicatore di recessione ci dice che in recessione ci siamo entrati con una probabilitá alta ma ancora non certa. Secondo uno studio condotto personalmente, l'indicatore della Sahm Rule, a partire dal 1950 ha visto il superamento della soglia di recessione 0,5 ben 13 volte. Solamente 2 volte su 13 facendo sí che questo indicatore sia affidabile nell'indicare una recessione nel 85% dei casi, quindi l'affidabilitá é molto alta. L'indicatore non ha mai sbagliato se consideriamo la soglia 0,61, ossia poco sopra il massimo raggiunto nel 1959 che era 0,6. Per avere l'indicatore che segna con certezza recessione basterebbe un 4,4% di tasso di disoccupazione per venerdí e l'indicatore segnerebbe 0,63 confermando una recessione al 100%. Il tasso di disoccupazione é previsto per il 4,2%, il che confermerebbe l'attuale 0,53 della Sahm Rule rimanendo comunque in zona 85% di affidabilitá di recessione, pertanto il calo della disoccupazione sarebbe solamente momentaneo. Altra cosa preoccupante é l'andamento del tasso di disoccupazione che, una volta tagliata la sua media a 18 mesi, vede una forte tendenza al rialzo di difficile arresto e attualmente la condizione é proprio questa qui. In sostanza, qualora il tasso di disoccupazione dovesse fermarsi sui livelli attuali (4,2%-4,3%) non cambierebbe molto circa la lettura di lungo periodo, ossia l'economia americana sta andando palesemente verso uno scenario recessivo con una probabilitá statistica molto elevata.
MERCATI E POSSIBILI REAZIONI
In questi contesti dove vediamo il possibile inizio di un ciclo di taglio dei tassi da parte della Fed ( e non solo), con la disoccupazione in palese aumento e una volatilitá molto alta registrata solamente nell'ultimo mese, le condizioni non sono di certo per una tranquilla salita dei corsi azionari. Il mercato nell'ultimo mese ha presentato delle eccezioni veramente interessanti, la prima su tutte é la forte shadow rialzista del Nikkei che registra un'oscillazione del 25%, oscillazione mai vista sui grafici mensili del Nikkei. Considerando gli altri mercati, solamente Dax e Dow Jones hanno registrato i loro nuovi massimi annuali, mentre gli altri mercati rimangono ancora a testare i massimi annuali rimanendo al di sotto degli stessi, il tutto dopo questi forti recuperi. Ricordiamo che ci sono le condizioni di una fase di bear market, ossia un mercato ribassista che notoriamente ha bisogno di tempo per sfogare la sua direzionalitá.
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