L’OPEC+ non aumenterà la produzione a dicembre, l’Iran minaccia un altro attacco a Israele
L’OPEC+ ha posticipato l’aumento della produzione di petrolio. I prezzi del greggio sono saliti di oltre il 2% all’inizio della settimana, proprio in vista delle elezioni negli Stati Uniti e della decisione della Fed. Tuttavia, il principale fattore di spinta per i prezzi del petrolio in questo momento è la notizia che l’OPEC+ ha deciso nel fine settimana di rimandare l’incremento della produzione di un mese. Inizialmente, l’OPEC+ aveva annunciato un aumento della produzione di 180.000 barili al giorno a partire da ottobre, ma successivamente lo aveva rinviato a dicembre. Ora, l’incremento è previsto per gennaio.
Attualmente, l’OPEC+ non è sotto pressione per aumentare la produzione, data l’incertezza sulla domanda. Inoltre, molti dei paesi che aderiscono all’accordo sui tagli di produzione stanno già producendo di più. Solo in ottobre, la produzione OPEC+ è cresciuta di 400.000 barili al giorno, principalmente a causa della ripresa della produzione in Libia. Il prossimo incontro dell’OPEC+ è fissato per il 1° dicembre.
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Registrati per un conto reale PROVA UNA DEMO Scarica la app mobile Scarica la app mobileIran minaccia nuovi attacchi
Durante un discorso del fine settimana, la guida suprema iraniana ha minacciato Israele e Stati Uniti, affermando che, tra le elezioni presidenziali e l’insediamento del nuovo presidente, l’Iran deciderà una risposta militare schiacciante per le recenti azioni. L’Ayatollah Ali Khamenei ha lasciato intendere che l’attacco sarà più ampio di uno limitato a droni e missili, generando ulteriori incertezze riguardo alla situazione dell’offerta sul mercato petrolifero.
Petrolio e elezioni USA
Le elezioni USA e la decisione della Fed di questa settimana aumentano l’incertezza sul mercato del petrolio. Di recente si è osservata una rottura nella correlazione tra i rendimenti obbligazionari statunitensi e il petrolio. I rendimenti restano elevati a causa del rischio connesso alla recente impennata di popolarità di Trump e al calo delle aspettative di riduzione dei tassi d’interesse USA. Tuttavia, in caso di vittoria di Harris e di un atteggiamento accomodante della Fed a fronte dei recenti dati economici deboli, i rendimenti potrebbero diminuire, riducendo la pressione sui prezzi. Recenti previsioni (tra cui Citi e JP Morgan) suggeriscono un eccesso di offerta sul mercato petrolifero che potrebbe far scendere i prezzi a 60 dollari al barile l’anno prossimo.
Il prezzo del greggio WTI è tornato oggi sopra i 70 dollari al barile, tentando di superare le medie mobili a 25 e 50 giorni. Se riuscisse a farlo, il prossimo livello di resistenza significativa sarebbe tra 72 e 73 dollari al barile. È interessante notare che le posizioni speculative sul petrolio sono nuovamente estremamente basse, simili a quelle di settembre o all’inizio di gennaio di quest’anno. Fonte: xStation5
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